PREFAZIONE
EXIT-Italia
Il Presidente
Dr. Emilio Coveri
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DIGNITAS
Dignitas è un’associazione che offre ai suoi soci due servizi.
1)-Il sostegno ad un paziente per evitare, cosa possibile in Svizzera, che la vita di un socio venga protratta con procedimenti medici non desiderati.
2)-Un metodo non rischioso e indolore per un suicidio assistito in Svizzera.
Entrambi i servizi sono aperti a tutte le persone, di tutti i Paesi del mondo. Dignitas non può accettare, per ragioni etiche, che tali servizi siano disponibili solo per le persone che casualmente abitano in Svizzera.
Presupposti
Per poter chiedere il servizio di accompagnamento ad una libera morte è necessario che la persona:
-sia capace di intendere e volere,
-sia socio di Dignitas.
Poiché per ottenene un adeguato medicinale occorre la collaborazione di un medico svizzero, esistono altri presupposti:
-una malattia mortale e / o
-una inaccettabile menomazione e/o
-dolori incontrollabili e insopportabili.
Il suicidio accompagnato
Dopo il suicidio accompagnato comincia un’istruttoria ufficiale ed in seguito, la comunicazione all’ufficio competente. La cremazione in Svizzera, il trasporto del feretro o la spedizione dell’urna con le ceneri alla residenza anche all’estero sono possibili senza problemi.
Finalità di Dignitas
L’associazione Dignitas- vivere e morire con dignità- fu fondata il 17 maggio del 1998 a Forch (Zurigo). Non persegue alcun interesse economico e ha come scopo statutario quello di assicurare ai soci una vita ed una morte dignitose e quello di far beneficiare di questi valori anche altre persone. Dignitas persegue questo obbiettivo fornendo ai soci- caso per caso – un opportuno aiuto con consigli e particolari azioni nell’ambito delle sue possibilità. I soldi in più vengono investiti da Dignitas nel miglioramento dei servizi e nella profilassi del suicidio assistito. Con un contributo d’ingresso di 100 franchi svizzeri (circa 72 euro ed una quota annua di almeno 50 franchi svizzeri (circa 36 euro) – la somma è a discrezione del socio- Dignitas interviene in casi concreti affinché venga rispettato il testamento biologico riguardo al rapporto paziente/ medico e clinica e si mette a disposizione per la preparazione, l’accompagnamento e l’aiuto per una libera morte. L’associazione, nel quadro delle sue possibilità personali, finanziarie e giuridiche, aiuta i suoi soci anche in vita in modo adeguato, caso per caso, laddove la loro dignità umana rischia d’essere minacciata, per esempio in conflitti con le autorità, nella gestione delle case di cura, in cliniche e da medici non scelti liberamente. Per Dignitas è fondamentale la tutela della dignità e dei diritti umani quando essi possono essere minacciati, sia nella vita che nella morte.
Il testamento biologico
Molte persone sono terrorizzate all’idea di dover essere tenute in vita artificialmente, per lungo tempo in ospedale, privi di coscienza, collegati a dei macchinari, in situazioni prive di speranza. Temono operazioni senza senso e terapie farmacologiche inutili. Paventano apparecchiature mediche senz’anima. Per tutelarsi da questo stato di abbandono e per opporsi all’uso della medicina high.tech esiste un solo rimedio: un testamento biologico legalmente eseguibile. Da una parte un testo impegnativo e inequivocabile scritto da specialisti, dall’altra una efficiente organizzazione come Dignitas che si incarica del totale rispetto del testamento biologico, se occorre anche contro possibili resistenze. Riguardo alla fase della loro morte, Dignitas procura ai suoi soci, per tutta la durata della loro permanenza nella società, un testamento biologico che in Svizzera ha efficacia legale, deve essere rispettato dai medici e dagli infermieri negli ospedali. Se necessario Dignitas ricorre anche all’intervento di un avvocato, ma poiché il testamento biologico è contemplato dal diritto locale, questa prestazione è garantita solo in Svizzera.
Accompagnamento al suicidio assistito
Un secondo importante servizio è l’accompagnamento al suicidio. Accanto al socio, nella fase della morte, si troverà un collaboratore o una collaboratrice. Colloqui con il socio malato e, su sua richiesta, con le persone a lui vicine affettivamente, dovrebbero facilitare il momento del congedo. Chi è affetto da una malattia terminale o è colpito da una menomazione inaccettabile o da dolori incontrollabili e insopportabili e quindi vuole liberamente porre fine alla propria vita e alle proprie sofferenze, può –come socio di Dignitas- chiedere all’associazione d’essere aiutato al suicidio.
Assistenza legale al suicidio assistito
Dignitas dispone di qualificati collaboratori e collaboratrici che hanno una lunga esperienza nell’accompagnamento e nell’aiuto al suicidio. Chiariscono con il socio abitante in Svizzera, con esaurienti conversazioni, se sussistono i presupposti richiesti da Dignitas per una libera morte e se la richiesta di morire corrisponde alla libera volontà del socio. Durante questi colloqui è importante accertare che la capacità di giudizio del socio non sia limitata in alcun modo e che in ogni caso le persone a lui vicine o altre ancora non sollecitino il socio per una qualsiasi ragione al suicidio .
Per i soci residenti all’estero lo scambio di informazioni e opinioni avviene anticipatamente per iscritto o per telefono.
Nel caso di malattie diagnosticate dal medico come terminali ed inguaribili, che causano insopportabili dolori e inaccettabili menomazioni, Dignitas offre ai suoi soci un suicidio accompagnato. Dignitas procura i necessari medicinali letali: si tratta di un barbiturato che agisce rapidamente senza provocare dolore e viene sciolto in semplice acqua potabile.
Dopo averlo bevuto, il malato si addormenta nel giro di pochi minuti. Poi dallo stato di sonno passa alla morte assolutamente senza soffrire e tranquillamente.
Qualsiasi impiego legale di medicine letali richiede naturalmente una ricetta medica di un medico svizzero: solo così il farmaco può essere procurato legalmente. Chi abita in Svizzera dovrebbe tempestivamente discutere con noi su questo punto, cioè su quale medico deve redigere la ricetta. Oggi sono pronti a farla la maggior parte dei medici di famiglia.
Se eccezionalmente ciò non accadesse o riguardasse persone che non risiedono in Svizzera, Dignitas può appoggiarsi a medici che con essa collaborano. In seguito ad un incontro con il socio, durante il quale il medico di Dignitas si convince dell’esistenza dei presupposti riguardanti il desiderio dell’accompagnamento al suicidio, la ricetta viene consegnata a Dignitas.
Da questo momento il socio che vuole morire concorda con l’accompagnatore di Dignitas la data del suicidio.
Allo svolgersi dell’accompagnamento sono presenti almeno due persone che poi possano testimoniare l’avvenimento.
Dignitas giudica importante che la persona che “vuole andarsene” coinvolga tempestivamente nella preparazione i parenti più stretti.
L’esperienza insegna che poche persone associate a Dignitas hanno poi fatto ricorso al libero suicidio.
Il solo sostegno al paziente, infatti, è così rassicurante che poi la morte avviene naturalmente, senza il ricorso a un inutile prolungamento della vita.
Dignitas dà ai suoi soci la sicurezza, nei casi di una lunga sofferenza senza prospettive, di poter dire ;”Ora basta, voglio morire”. Questa sicurezza è straordinariamente importante per le persone maggiorenni.
L’articolo 115 del Codice Penale svizzero recita così: “Istigazione e aiuto al suicidio- Chi per proprio interesse istiga qualcuno al suicidio o lo aiuto a questo ed il suicidio avviene, verrà punito con il carcere fino a 5 anni”. In pratica e in chiaro ciò significa: chi senza egoistici motivi presta aiuto al suicidio non può essere punito, è legale. Su questa base del diritto si fonda l’aiuto al suicidio assistito di Dignitas. Poiché gli assistenti sono pagati solo da Dignitas, non si può parlare di motivi egoistici.
Dignitas lavora su un ineccepibile fondamento legale.
I dirigenti di Dignitas
Le strutture societarie e organizzative di Dignitas sono deliberatamente scelte in modo tale che possano lavorare senza conflitti e efficientemente al servizio del socio. Di ciò è incaricato il Segretario Generale, che opera affinché l’attività operativa della società funzioni secondo lo Statuto. Egli definisce le necessarie strutture giuridiche e organizzative. In particolare questo è il compito dell’avvocato Ludwig A. Minelli (Forch), il fondatore di Dignitas. Al suo fianco opera un Consiglio di Sorveglianza che si occupa di questioni tecniche. E’ composto, di solito, da almeno un medico e un avvocato. L’attuale composizione è visionabile sul nostro sito internet. La gestione di Dignitas è condotta da L.A. Minelli. E’ a disposizione per tutti i problemi dell’associazione e coordina l’impiego dei collaboratori della squadra di accompagnatori. La squadra è composta da uomini e donne esperti, che esercitano questo compito da tempo. Dignitas provvede alla formazione di nuovi accompagnatori e all’aggiornamento di quelli attuali.
L’associazione
Un piccolo gruppo di soci attivi costituisce l’assemblea generale e la base dell’associazione. Essa ha elaborato gli statuti e definito gli obiettivi della sua attività e vigila che questi vengano realizzati. I soci del consiglio di Sorveglianza hanno il compito di dare le direttive professionali ai dirigenti. Essi sono qualificati nella loro specializzazione. Possono diventare soci di Dignitas in linea di principio tutte le persone maggiorenni, anche se non abitano in Svizzera e possiedono una cittadinanza straniera. Comunque teniamo a precisare che Dignitas, per ragioni giuridiche, può fornire i suoi servizi solo nel territorio svizzero. I soci che desiderano assicurarsi le prestazioni di Dignitas hanno diritto ad un testamento biologico che in Svizzera è giuridicamente efficace, all’accompagnamento alla morte così come all’aiuto ad una morte liberamente scelta. Inoltre hanno diritto ad una consulenza, nell’ambito delle possibilità dell’associazione, se si tratta della loro dignità umana in vita e nel caso di morte. Dignitas dà molta importanza al fatto che mette a disposizione dei soci degli interlocutori di significativa umanità. Il motto “vivere e morire dignitosamente” è per noi un impegno.
L’esperienza di Dignitas
Dignitas confida nella sua lunga esperienza. La fondazione risale al 1998. In questi anni ha aiutato diverse centinaia di persone che hanno scelto autonomamente di morire. Persone che sono giunte per la gran parte dalla Germania, dalla Svizzera, dalla Francia, dalla Spagna, dall’Austria, dall’Italia, dall’Inghilterra, da Israele, dal Libano, dalla Grecia, dagli Usa e da altri Paesi ancora. Non tutti i soci di Dignitas che hanno fatto preparare l’accompagnamento al suicidio sono poi ricorsi ad esso. Alcuni infatti, dopo che Dignitas ha comunicato loro la disponibilità di un medico svizzero a firmare la ricetta che consente il suicidio assistito, hanno lasciato fare alla natura e sorprendentemente sono morti serenamente nelle loro case.
Altri hanno convissuto con le loro sofferenze per settimane, mesi ed anni, assumendo però un nuovo atteggiamento : sapevano che “l’uscita d’emergenza” era aperta. Ciò li rilassava dalla tensione del dilemma, cioè se bere fino in fondo l’amaro calice del dolore o prevedere un rischioso suicidio con metodi non sicuri. Dignitas ha con ciò ottenuto il risultato di prolungare la vita in un contesto che inizialmente pareva poco possibile.
Un caso tipico è quello di un socio che ai tempi aveva 34 anni ed era un malato di Aids. Si è fatto visitare in Svizzera da un medico che poi gli ha redatto la ricetta, consegnata a Dignitas. Il socio è poi rientrato in patria, tempo dopo ha scritto a Dignitas di aver dovuto farsi visitare da uno psichiatra, infatti al suo ritorno è improvvisamente migliorato e gli esami del laboratorio erano così positivi da poter prevedere anni di vita e non più solo mesi o settimane. Una previsione inizialmente terribile che gli aveva prospettato dei problemi che da solo non poteva risolvere…
Le persone che vengono in Dignitas in cerca d’aiuto sono spesso protagonisti di storie molto diverse fra loro, di conseguenza Dignitas agisce in modo diverso, valutando caso per caso.
1-Chi è così gravemente malato da pensare di morire assai presto si attende un aiuto decisamente rapido.
2-Chi, prospettando la sua “uscita d’emergenza” , vorrebbe prepararsi ad essa comprende che Dignitas ha bisogno di tempi più lunghi.
In entrambi i casi Dignitas esamina attentamente con un medico se sussistono i presupposti di un accompagnamento ad un suicidio assistito. Dopo un primo esame fondato sulla documentazione scritta, si svolgono i colloqui tra il socio ed il medico, colloqui ai quali vengono spesso invitati anche i parenti del socio.
Dignitas ritiene molto importante il loro coinvolgimento: i parenti, essendo anche loro coinvolti , possono prendere posizione fin dall’inizio dei contatti.
Il procedimento all’accompagnamento al suicidio
Per chi abita in Svizzera, di solito l’accompagnamento avviene nell’abitazione del socio. I soci che invece abitano in altri Paesi, dopo aver concordato con Dignitas la data, devono venire in Svizzera. L’accompagnamento avverrà in locali a questo predisposti. E’ il socio che desidera morire a decidere il momento dell’inizio della procedura. Le persone messe a disposizione da Dignitas sono responsabili del procedimento e che questo avvenga correttamente. Dopo l’assunzione di un medicamento antiemetico (antivomito), il paziente dovrà bere un bicchiere d’acqua (circa 1 dl) nel quale verranno sciolti solitamente 15 grammi di pentobarbital di sodio. Si tratta di un noto narcotico che procura il sonno. Poiché è alcalino e non gradevole al gusto è meglio mangiare o bere subito dopo qualcosa di dolce. I soci che devono essere nutriti attraverso sonde gastriche, prenderanno loro stessi la medicina con la sonda. Chi non può mangiare né alimentarsi con la sonda, può assumere il prodotto con un’endovena già predisposta in precedenza. In questo caso è importante che il paziente inizi il viaggio e arrivi con un ago endovenoso già funzionante. Per ragioni giuridiche lo stesso socio dovrà compiere l’ultimo atto (ad esempio, aprire l’ago). Se ciò non fosse possibile, Dignitas non può essere d’aiuto. Al termine di queste procedure, il socio si addormenta ed entro due, tre minuti entra in un coma profondo, dopo poco tempo ancora la medicina paralizza la respirazione ed il paziente muore.
Procedimento indolore e non rischioso
Un socio deceduto in questo modo, pochi attimi prima ha detto a sua moglie “Mi sento così bene, tutto è così facile…”. Anche i parenti percepiscono il procedimento come dignitoso e amichevole e quindi lo affrontano bene. Su questo punto influisce molto il comportamento comprensivo e professionale del personale di Dignitas.
Problemi affrontati da Dignitas
E’ comprensibile che l’attività di una organizzazione che si impegna per una morte liberamente scelta da una persona non sia senza contestazioni. Secondo i vari punti di vista questa attività viene accettata o condannata. Anzitutto Dignitas sostiene il rispetto della libertà dell’essere umano e con questo il diritto all’autodecisione delle singole persone. Però ciò non basta ancora per un univoco posizionamento dell’organizzazione.
E’ anche necessaria una chiara presa di posizione sui problemi tra loro correlati. I quali sostanzialmente sono tre.
1) Se una tale prestazione possa essere offerta solo agli abitanti della Svizzera o anche agli stranieri.
2) Se abbiano diritto ad una libera e non rischiosa morte anche le persone con malattie mentali (per esempio la schizofrenia o la depressione pluriennale) o quelle che pensano: “Ho vissuto abbastanza”.
3) La prevenzione (profilassi) al suicidio.
Sul problema dell’accompagnamento di stranieri, Dignitas è convinta che per ragioni etiche non sia ammissibile che in caso di persone affette da gravi sofferenze si faccia una distinzione di cittadinanza. Ciò sarebbe un’inaccettabile discriminazione e quindi una violazione dell’articolo 14 della Convenzione europea sui diritti dell’Uomo. La Svizzera dovrebbe aver tratto insegnamento dall’aver respinto dai suoi confini i fuggiaschi durante la seconda guerra mondiale. Le persone con malattie mentali sono normalmente in grado di giudicare se preferiscono vivere o morire. Quindi anche loro hanno il diritto di essere accompagnati al suicidio, escludendo ogni rischio. Ma questo diritto deve ancora essere conquistato. Lo stesso vale per le persone sane le quali, per ragioni di età avanzata, vogliono porre fine alla loro vita. Non esiste alcuna ragionevole base per metterle sotto la tutela di uno Stato invadente e paternalistico. Dignitas si occupa intensamente del problema della prevenzione al suicidio. E’ un tema molto importante. In Svizzera ogni anno circa 66.650 persone tentano il suicidio (in Germania addirittura 588.000). Ciò avviene con gravi e permanenti danni fisici e spesso psichici, con pesantissimi oneri finanziari per le persone e le loro famiglie, oltre che alla sanità e all’economia. Occorre discutere sul suicidio, al di fuori dei tabù che lo circondano. Come per l’aborto, non esiste una soluzione ottimale. Dignitas esamina ogni singolo caso e cioè se sia meglio aiutare un uomo a vivere o a morire.
Parenti e amici
Nella lunga esperienza avuta, Dignitas ha visto che le persone che desiderano morire nelle loro ultime ore sono spesso rilassate, serene e perfino scherzose: sono liete di separarsi finalmente dal loro corpo che spesso ha dato loro indicibili dolori e sofferenze.
Invece, per i loro parenti e amici questo passo non è così semplice. Essi devono adattarsi all’idea che il loro caro esca dalla loro vita. Con la ragione comprendono la sua decisione, al cuore invece fa ancora male.
A volte il socio pensa che sia meglio non informare i parenti e gli amici della sua intenzione, questo per non coinvolgerli. E’ sbagliato. Il vero colpo per chi gli sta vicino è proprio quello di apprendere che lui se ne è andato inaspettatamente e senza prendere congedo da loro.
In un primo momento si incontra una sorta di resistenza, ma questo è del tutto normale. Poi si discute ed infine si arriva alla conclusione di quanto sia sensato e ragionevole porre fine ad inevitabili e insopportabili sofferenze. La comprensione aumenta.
In altre parole, si deve parlare tempestivamente con i parenti più intimi su questa possibilità in modo tale che abbiano il tempo di adattarsi all’idea.
E’ quindi logico che parenti ed amici siano presenti all’accompagnamento al suicidio.
Il procedimento non è certo spettacolare. La persona che vuole andarsene beve un bicchiere con dentro una medicina, poi si addormenta serenamente e poco dopo cessa di respirare.
Se invece una persona se ne va senza averne prima parlato con i propri parenti ed amici, senza aver dato loro la possibilità di congedarsi, così come si fa in occasione di un lungo viaggio, allora può nascere in chi rimane una indicibile rabbia.
Tutto ciò si può ritorcere anche contro Dignitas. I soci che condividono le idee di Dignitas trovano oltretutto scorretto esporre l’associazione a un tale rischio.
In base alla nostra esperienza sappiamo che spesso si sviluppano lunghe amicizie tra i parenti e i componenti della squadra di accompagnamento al suicidio.
Dignitas è a disposizione dei parenti per dar loro consigli ed intervenire anche dopo l’evento.
I problemi religiosi
E’ interessante il fatto che Dignitas solo molto raramente viene interpellata dai soci sui problemi religiosi legati al suicidio. Questi vengono proposti molto prima in discussioni pubbliche. In Svizzera i vescovi hanno preso posizione con un libretto di 26 pagine. Lo hanno fatto dopo la dolorosa sconfitta subita con il referendum del 2 giugno del 2002 a proposito dell’introduzione delle regole sull’aborto (72,15% di sì). Analogamente ha reagito la Conferenza episcopale tedesca contro le leggi olandesi e belghe che permettono ai medici di prestare un aiuto attivo a morire. In una nuova guida del Vaticano per i politici cattolici è scritto che ci si deve impegnare in difesa della vita dal suo concepimento fino alla sua fine naturale. Questa chiarificazione si richiama tra l’altro ad un famoso santo della chiesa cattolica, Tommaso Moro. Papa Giovanni Paolo II , il 31 ottobre del 2000, lo ha nominato protettore degli statisti e dei politici. Il che è paradossale riguardo all’aiuto al suicidio. Infatti Tommaso Moro, nel suo famoso libro Utopia –con il quale ha proposto una società ideale- ha descritto come gli utopisti si comportano con i malati. “Si parlava sulla dedizione degli utopisti ai malati se non ci sono né medicine né diete che possano servire alla guarigione. Se il malcapitato è colpito da una malattia inguaribile riceve ogni commiserazione, aiuto, assistenza fisica e morale che possano rendere sopportabile la vita. Se però intervengono straordinari dolori, non alleviabili con medicine, si recano dal malato preti e funzionari che gli danno quel consiglio che giudicano il solo adeguato; essi tentano di chiarirgli d’aver fatto tutto il possibile per rendergli la vita migliore o almeno ciò che consente la vita. E che in qualche modo sta sopravvivendo alla propria morte e che lui ormai è un peso per se stesso e per chi gli resta attorno. Gli fanno presente cosa significhi continuare una tormentosa fine e gli dicono di morire con coraggio perché vivere ancora sarebbe per lui soltanto una continua sofferenza. Gli dicono di spezzare le catene che l’avvolgono: egli dovrebbe liberamente evadere dal carcere della vita o almeno consentire che altri lo facciano per lui. Morendo egli non disdegna irresponsabilmente le bellezze della vita ma metterebbe fine ad un orrendo martirio. Se quindi accoglie le parole dei preti, i quali sono visti come utensili di Dio, compie un’opera pia e santa. Chi si lascia convincere da queste argomentazioni, rifiuta liberamente il cibo e si lascia morire oppure gli si dà un sonnifero che lo congeda dalla vita senza che se ne accorga. Chi invece non rinuncia alla vita viene comunque curato amichevolmente e di lui rimane un onorevole ricordo anche dopo la sua morte”. Un moderno teologo, lo svizzero Hans Küng, sottolinea che all’uomo è stata data da Dio la responsabilità di tutta la sua vita intera.
Le domande più frequenti
- Riceverò un certificato di socio?
Al posto del certificato riceverete la copia del testamento biologico.
- Si potrebbe farsi spedire il farmaco letale o è possibile ritirarlo?
Purtroppo no. Per ragioni di sicurezza e di legge non viene consegnato.
- Per un suicidio assistito ci si può recare direttamente a Zurigo?
Si, ma dopo aver preso contatto con Dignitas e aver seguite le istruzioni ricevute.
- Occorrono documenti medici? Quali?
Occorrono certificati medici recenti e questi devono riportare una diagnosi chiara e tutte le informazioni sulla terapia.
- Cosa posso fare se il medico o l’ospedale non mi consegnano
la cartella clinica?
Richiedete i documenti dicendo che volete sentire un
secondo parere. Avete diritto ad una copia. Altrimenti
rivolgetevi ad un avvocato.
- Avete bisogno dei documenti ufficiali subito?
No, soltanto quando lo richiederanno esplicitamente.
- Dopo la mia morte i miei organi posso essere donati?
Purtroppo no perché la medicina letale ingerita non lo
consente.
- Cosa succede se muoio in Svizzera?
Ci sarà una ispezione legale (necroscopia) condotta da Polizia, avvocatura di Stato e medico legale svizzeri e successivamente sarà indispensabile la cremazione in Svizzera.
- Che cosa accade all’urna?
Verrà spedita al Paese di origine all'indirizzo indicato in precedenza.
- Sul certificato di morte è indicata la causa?
No, non contiene alcuna informazione sulla causa della morte. La causa della morte apparirà invece sul foglio del medico legale elvetico che certifica la morte e che viene spedito all'ufficio statistico elvetico.
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1)- E’ assolutamente indispensabile, dopo che si è concordato il suicidio assistito con la Dignitas, chiedere la cremazione in Svizzera al fine di evitare qualsiasi revisione e controllo da parte delle autorità italiane sul feretro ed eventuale autopsia del corpo non cremato.
2)- E’ indispensabile indicare con precisione dove ed a chi (fiduciario) devono essere consegnate le ceneri ed i documenti di accompagnamento relativi.
3)- Il fiduciario, dopo che ha ricevuto le ceneri ed il certificato di morte relativo, deve portarlo al comune di residenza per far registrare l’avvenuto decesso.
Vi ricordiamo che è essenziale, per i Soci residenti all’estero e iscritti alla Dignitas, lo scambio di informazioni e opinioni avvenga anticipatamente per iscritto, per telefono o per E-mail. La Dignitas non dà udienze preliminari di nessun genere senza aver preso contatti preventivi come sopra descritto.
Inseriamo il seguente aggiornamento dopo aver incontrato nuovamente l’Avv. Minnelli e risolto gli ultimi problemi inerenti i servizi offerti dall’Associazione DIGNITAS.